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L’ex Museo Coloniale di Roma

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Il Museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini” fa parte del complesso museale del Museo delle Civiltà dell’EUR, quartiere romano costruito, con i suoi grandi viali e gli edifici monumentali, per volere di Mussolini in occasione dell’Esposizione Universale del 1942. Il Museo ospita una sezione dedicata all’Africa e nei suoi archivi si trova l’ex Museo Coloniale di Roma, che dopo aver passato gli ultimi quarant’anni rinchiuso dentro a degli scatoloni ora sarà reso nuovamente accessibile. Le responsabili saranno due giovani africaniste ed esperte in beni museali: Gaia Delpino e Rosa Anna Di Lella.
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Iniziamo il nostro giro nella sezione dedicata all’Africa. Gaia Delpino ci mostra sulla cartina come gli Europei nel corso del Trecento abbiano navigato in direzione dell’Africa intrecciando alleanze economiche e politiche sulle coste del Continente. “Quello che io oggi tengo a mettere in risalto è l’allora parità tra i regni africani e quelli europei.” Ciò si rifletteva anche nel linguaggio usato in molti testi scritti del tempo. Non c’era ancora traccia delle espressioni caratterizzate dal modo di pensare coloniale.
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“L’altro”, dice l’esperta, “veniva visto come paritario, come uomo.” Anche gli oggetti esposti nella sezione sono stati appositamente realizzati per un pubblico europeo e sono considerati ancora oggi degli “oggetti ambasciatori” tra i continenti.
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Dalla sezione africana ci dirigiamo verso il vasto archivio del museo, dove dietro le porte ancora chiuse si trova l’ex Museo Coloniale. Dopo quarant’anni trascorsi nei depositi, i suoi oggetti faranno conoscere al pubblico quel pezzo di storia italiana finora vittima di una forte rimozione. “La chiusura del museo durata diversi decenni è andata di pari passo con la negazione fisica del colonialismo e dei suoi oggetti”, ci conferma Rosa Anna Di Lella.
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La revisione di questo pezzo di Storia è attesa da molto tempo in tutti i nostri paesi e si trova solamente a uno stadio iniziale sia in Italia sia in Germania. La maggior parte degli oggetti che vediamo nell’archivio provengono dalla mostra campionaria e sono arrivati in Italia con scopi propagandistici. In questo intreccio di scienza e politica, occorre avere molto coraggio per occuparsene, cercando un modo che non lasci fuori nessuno.
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“Vogliamo cercare di collocare la storia del museo e del colonialismo nel più ampio contesto dei rapporti tra Italia, Europa e Africa. Per poterlo fare vorremmo creare il più possibile una multivocalità. Noi europei abbiamo una visione che deve essere completata da altre prospettive”, così Rosa Anna Di Lella. È indispensabile nel 2020 includere il punto di vista dei popoli colonizzati confrontandoci con loro.
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Entrambe le esperte hanno su questo tema una visione chiara: “Insieme ai colleghi degli archivi vorremmo costruire un centro sul colonialismo italiano, nel quale vengano affrontati nuovi dibattiti.” Il museo vuole diventare punto di riferimento centrale di questa collezione, in modo che essa possa finalmente essere viva e aperta.
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L’impostazione del nuovo museo prevede uno scambio costante con il popolo della diaspora in Italia, collaborazioni e partnership con musei e università delle ex colonie in Etiopia, Eritrea, Libia e Somalia.
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“Il progetto del nuovo museo sarà ideato insieme ad architetti e a esperti di comunicazione. Già in questa fase iniziale è per noi molto importante coinvolgere i colleghi dei paesi africani”, ci spiega Rosa Anna Di Lella. D’altra parte sono già ora in contatto con i testimoni italiani dell’epoca, che hanno una storia coloniale alle spalle. “Anche con loro parliamo di ricordi, per ricostruire un po’ alla volta una storia coloniale che ne restituisca l’intera complessità.”
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Gaia Delpino ritiene che sia giunto il momento di parlare di Africa ed Europa non più al singolare ma al plurale: le Afriche e le Europe. “Nel corso delle mie esperienze in Africa mi sono imbattuta in più similitudini che differenze. Ma anche le differenze sono molto importanti, senza che siano oggetto di giudizi.”
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E così ci auguriamo che anche il nuovo museo coloniale sia libero dal timore dei giudizi e che tutte le persone in Europa si prefiggano il compito di tirare finalmente fuori il colonialismo dagli scatoloni delle loro menti, per incontrarlo da pari a pari.
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Credits

Interviste: Maik Reichert e Sarah Wollberg
Riprese | Foto: Maik Reichert
Testi: Sarah Wollberg
Traduzione: Claudia Giusto

Un progetto di Maik Reichert e Sarah Wollberg per il Goethe-Institut Italien

Si ringrazia:
Museo delle Civiltà
Museo preistorico etnografico "Luigi Pigorini"

www.goethe.de/italia/africanways 
#africanways
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