Dopo il Muro, il dilemma di Berlino
Cantieri giganteschi
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Al di là del cemento: l’altra Berlino
Il terreno è di proprietà comunale e al momento gli abitanti sono autorizzati a viverci in virtù di un contratto quinquennale rinnovabile. “Il nostro contratto attuale scade nel 2021, ma temiamo fortemente che poi ci manderanno via”, ammette Zosca. “Ci rendiamo conto che vengono costruiti ovunque grandi complessi e sappiamo che l’amministrazione comunale ha dei progetti anche su questo, che è edificabile”.
Nessuno riesce a cancellare dalla mente l’evacuazione di altri spazi occupati, come la Cuvry-Siedlung, insediamento per il quale Niko Rollmann aveva dato anima e corpo. A differenza di Lohmühle, che è gestito da un piccolo comitato, quello di Cuvry era nato abusivamente nel 2011 su un terreno privato e ospitava senzatetto, illegali, artisti, stranieri, profughi… una miscellanea tanto variopinta quanto problematica. L’insediamento è stato evacuato nel 2014 dopo un incendio e i suoi abitanti non sono più potuti rientrare.
Tende in piena città
Per poter rimanere sul terreno, che è di proprietà comunale, gli abitanti di Teepeeland devono andare spesso alle assemblee politiche e far sentire la propria voce. Micha, che ci abita da cinque anni, si è assunto quest’onere: “Noi siamo apolitici, ma una volta al mese devo incontrare il consiglio comunale e anche il partito dei Grünen (i verdi) e della Linke (la sinistra). Attualmente il nostro quartiere, il Mitte, è governato dai verdi e per noi è positivo.
Progetti alternativi ed ecologici
Agli abitanti era stato offerto di rilevare i terreni e costituirsi in cooperativa. “All’epoca Berlino era completamente diversa; oggi una cosa del genere non sarebbe più possibile, i prezzi dei terreni sono saliti alle stelle”, aggiunge.
La spirale della gentrificazione
Nel 2015 il governo ha introdotto una misura per contenere gli aumenti degli affitti, la cosiddetta “Mietpreisbremse”, il freno dei canoni di locazione per agglomerati urbani dove il mercato immobiliare è più saturo, come Berlino. Nella pratica, però, il rispetto di questa legge, che trova applicazione in condizioni molto particolari, crea sempre problemi e pertanto non giova né agli inquilini, né ai proprietari.
Ad aprile oltre 250 associazioni hanno invitato alla protesta e tra 10.000 e 25.000 berlinesi hanno effettivamente dimostrato contro il preoccupante aumento dei prezzi. Sui manifesti la rabbia degli abitanti: “Gli inquilini non sono limoni”, “Case per la gente, non proprietà a scopo di lucro!”.
L’insediamento di grosse aziende, inoltre, genera l’innalzamento dei prezzi di altri prodotti e servizi, ad esempio per mangiare al ristorante. “Ho chiesto a un attivista del posto come stanno cambiando i quartieri dopo l’arrivo di imprese come Google e Zalando”, racconta Niko: “Secondo lui è come se nel quartiere avessero sganciato una bomba”.
Oggi un affitto a Berlino costa mediamente 9-10 €/mq, per cui è ancora economica rispetto ad altre grandi capitali europee come Parigi (in media 25€/mq) e Londra.
L’immagine commerciale di Berlino
Parlando con gli abitanti di questi insediamenti alternativi, viene fuori che gli investitori fanno pubblicità usando l’immagine creativa di Berlino, ma poi sono loro stessi a distruggere l’anima della città. Secondo Misha di Teepeeland, “il mix più variopinto e la creatività sono propri della cultura berlinese”, ed è per questo che loro vogliono continuare ad organizzare eventi gratuiti, finanziati da donazioni. Ogni sabato, ad esempio, c’è una jam session, con “persone di tutte le estrazioni sociali, unite dalla passione per la musica: musicisti di strada che suonano con i professionisti della filarmonica”, racconta con entusiasmo.East Side Mall
Un nuovo muro
In meno di 30 anni Berlino si è posta una grande sfida: combattere la disoccupazione e superare la crisi economica. La capitale europea delle start-up è oggi un modello di città creativa che attrae l’imprenditoria, ma da entrambi i lati dell’ex terra di nessuno sembra che stia sorgendo un nuovo muro, una separazione tra due mondi che non possono né dialogare, né coesistere. L’immagine di Berlino come città culturale, alternativa e che fa tendenza è ancora viva, ma se verranno meno le persone che la mantengono tale, potrebbe presto ridursi a un mito.
Disclaimer
Marine Leduc & Constance Bénard
Redazione:
Stephanie Hesse
Traduzione in tedesco e sottotitolazione:
Marion Herbert
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